La prossimità è una delle caratteristiche essenziali del Terzo Settore: cura l’interesse generale della società e ha una grande valenza sociale.

In Provincia di Savona vi sono più di 400 enti tra associazioni a promozione sociale (diverse ex SMS), circoli ricreativi, di volontariato e tante altre.

Durante la pandemia, sono stati i volontari a portare la spesa, ad accompagnare le persone in ospedale e a dare assistenza anche da remoto a chi si trovava isolato.

C’è la necessità di mettere in rete dei servizi sociali integrati, fra cui anche quelli degli hub di quartiere, già presenti in alcune delle nostre periferie: luoghi di incontro per vari servizi, dalle scuole agli ambulatori medici all’aggregazione, indispensabili in un momento in cui è stato decostruito il sistema pubblico socio-sanitario. Questi hub hanno estremo bisogno di supporto da parte delle Istituzioni, per espandersi e svolgere in maniera efficiente ed efficace il presidio territoriale.

Il vero problema di oggi è la solitudine, che non riguarda soltanto gli anziani ma colpisce soprattutto i giovani, con un profondo senso di isolamento. Basti pensare al fenomeno della droga: è diventato più difficile accedere ai Sert sul territorio, a causa di un forte disinvestimento economico del pubblico. Se guardiamo all’accoglienza dei profughi arrivati dall’Ucraina, anche in questo caso i primi a mobilitarsi sono stati i volontari.

Prossimità, universalismo e inclusività: su questi valori fondamentali deve poggiare un nuovo sistema di welfare, in grado di promuovere la coesione sociale, contrastare le recenti forme di povertà e ridurre le disuguaglianze. E soprattutto saper affrontare le emergenze sanitarie, economiche e sociali, come quelle che negli ultimi tre anni hanno messo a dura prova il nostro territorio e l’intero paese.

Un processo di trasformazione non più rinviabile, che passa anche da un maggiore ascolto e coinvolgimento delle realtà sociali, attraverso gli strumenti dell’amministrazione condivisa, valorizzati dalla riforma del Terzo Settore, e dalla definizione di un quadro fiscale che permetta loro di operare serenamente.

Il Modello Italiano del Terzo Settore: Un Esempio per l’Europa

Il modello italiano del Terzo Settore può fare da traino in Europa, a patto che non venga vessato da un’eccessiva burocratizzazione, che rischia di penalizzare soprattutto le piccole realtà, alle prese con una serie di adempimenti e costi difficili da sopportare.

La riforma del Terzo Settore prevede un sistema tributario che riguarda sia gli enti qualificati come commerciali (imprese sociali) che quelli qualificati come non commerciali.

Tuttavia, a distanza di sei anni, la riforma del Terzo Settore non si è ancora conclusa. Le norme a carattere fiscale, a lungo dibattute, devono ancora essere approvate a livello europeo. Speriamo che l’autorizzazione arrivi quanto prima. Queste norme si basano sulla distinzione tra attività commerciali e non, ma spesso il confine è molto labile.

In generale, il Terzo Settore, anche quando produce utili, li riutilizza per fini sociali. Per questo dobbiamo sostenere un sistema che anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha elogiato, definendolo come un pilastro dello Stato.

Il Futuro del Welfare e del Terzo Settore

Per queste ragioni è giusto rilanciare il welfare, ragionando su processi di coesione sociale, e rafforzare il coinvolgimento del Terzo Settore nell’attuazione del PNRR.

Va promosso e applicato il principio dell’amministrazione condivisa: l’articolo 55 del Codice del Terzo Settore prevede infatti che gli enti partecipino da protagonisti, insieme al pubblico, per ricostruire le politiche pubbliche, a partire dal welfare, attraverso la co-programmazione, la co-progettazione e le convenzioni.

Senza il Terzo Settore verrebbero a mancare molti servizi sul territorio, eppure questo mondo non è stato tenuto in considerazione a fronte dell’aumento delle bollette, tanto che non sono state previste misure di sostegno adeguate. Ma il Terzo Settore non vive d’aria. Questa collaborazione paritaria deve essere adottata subito, a partire dalla riforma sulla non autosufficienza e del welfare in generale, per il quale occorre cambiare il paradigma e incentrare gli interventi sull’autonomia delle persone: servizi per renderle autonome, non soltanto assistenza calata dall’alto.

Il mondo del Terzo Settore può essere un luogo di emancipazione e sostegno all’economia reale, ma deve ricevere l’adeguato riconoscimento della funzione sociale, economica e educativa che svolge.

Passa da qui l’abbattimento delle disuguaglianze economiche e sociali, sempre più evidenti nella nostra società.

Questo è il grido d’aiuto delle associazioni del nostro territorio.